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Renato Caruso: È già un successo il suo nuovo singolo “Thanks Galilei”

È da poco uscito sulle piattaforme il singolo “Thanks Galilei”, realizzato dal chitarrista e compositore Renato Caruso. Forte non solo della sua musica, ma anche delle molteplici collaborazioni con artisti importanti, da Ron a Fabio Concato ad Alex Britti, Caruso può considerarsi un vero talento italiano. E in questa intervista ci racconta la sua straordinaria carriera.

Hai collaborato con moltissimi artisti. Chi fra di loro ti ha lasciato qualcosa di significativo. E cosa?

Ron, perché ho lavorato con lui 5 anni nella sua accademia, una città per cantare, come docente. Sicuramente la professionalità. Quando lavori con artisti di grande calibro ti rimane il modo di lavorare, la serietà nell’affrontare un concerto ma anche altro. Le altre esperienze che ti vengono trasmesse e poi la grande umiltà di tanti artisti.

Nel tuo ruolo di docente cosa insegni ai tuoi allievi, oltre la tua musica?

Cerco di insegnare come ci si comporta su un palco, aspettare il momento giusto per suonare. La musica è da sempre comunicazione, e per quel poco che ne so, devi anche trasmettere quella al tuo alunno. Di certo non deve mancare la passione e l’amore per lo strumento, per la musica  in generale, carpire le sfaccettare delle varie epoche musicali, spiegare loro che tantissime persone prima di loro hanno studio, ore passate sullo strumento, sacrifici.. forse anche un po’ la vita gli insegno 🙂

Dal tuo punto di vista stiamo perdendo interesse per la musica vera a favore della tecnologia?

Purtroppo le nuove tecnologie, comprese l’AI, mettono a rischio la vera musica, anche se poi a Sanremo ci sono sempre belle canzoni. Il problema è dipendere totalmente te dalla tecnologia. Una nuova AI, ed io ho fatto la tesi su questo nel 2006 e ho lavorato come ricercatore, quindi qualcosa so, è sempre più difficile da gestire, parlo musicalmente. Di recente ho letto che Spotify ha tolto dalla sua piattaforma i brani generati da AI perché alcuni bot incrementavano gli stream. Dobbiamo stare attenti a molte cose di questo tipo. D’altra parte la tecnologia ci permette si scrivere brani, trascrivere, far comodamente a casa nostra una produzione Basic…. La tecnologia è uno strumento non il fine,

A cosa un musicista come te non può rinunciare?

Ai libri.

Parliamo della tua ultima raccolta.

Cos’è la musica? Cos’è il tempo? Esiste correlazione? La musica è da sempre un mistero, forse alchimia tra note, ritmo e qualche ingrediente che ancora non conosciamo. Eppure di una cosa sono certo: l’emozione percepita dall’ascolto di un brano varia dal momento in cui l’ascolti. Questo è l’ulteriore lato affascinante dell’arte e cioè il momento, l’istante, il tempo in cui si ascolta un brano musicale o si osserva un quadro. Proviamo a spostare la nostra visione del mondo musicale dalle note al momento (tempo) in cui si ascolta una canzone.  Perché bisogna andare ad un concerto di sera e non alle nove del mattino o in pausa pranzo? Introduciamo una nuova variabile nella musica, il tempo, ma non inteso come ritmo, ma l’esatto momento della giornata in cui si fa musica.

Galileo Galilei parlava di relativismo in quanto il movimento dipende dall’osservatore, per me la musica dipende dall’ascoltatore: relativismo musicale. E non a caso Vincenzo, padre di Galileo fu un vero e proprio rivoluzionario della musica, forse la scienza è figlia della musica?

Vedi anche l’impressionismo, i pittori dipingevano a seconda dei momenti della giornata. Ecco che un quadro poteva avere più interpretazioni, sempre lo stesso quadro. E perché non fare la stessa cosa con la musica? Perché non possono esistere diverse interpretazioni di un brano musicale a seconda dell’istante in cui lo si è suonato? Una nuova teoria della relatività della musica potrebbe funzionare. Un cd potrebbe contenere 10 tracce uguali ma suonate in momenti diversi durante l’arco di una giornata oppure tracce simili ma divise in generi diversi, proprio come fecero i cubisti. Ogni genere è un’interpretazione (che era il mio vecchio concetto di FuJaBoCla del 2007). E’ come se immergessimo la relatività di Einstein e l’impressionismo/cubismo nella musica, in fondo Albert pensava in musica… Ironicamente, è come unire in un’equazione la musica mettendola in relazione all’armonia, melodia, ritmo e il tempo: M = (a+m+r) * t. E’ il tempo, l’emozione, che decide la musica non la musica in sé.

Qui il link dove poter vedere il videoclip: https://drive.google.com/file/d/16I-oDu8kKVpkW-qWLXJNEK3eFCfq_fnh/view?usp=share_link

ANDREA IANNUZZI