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In Usa 22milioni sono disoccupati, Trump vuole riaprire

Ventidue milioni di americani sono senza lavoro, trimestrali in profondo rosso, il fondo da 350 miliardi di dollari per i prestiti alle Pmi gia’ bruciato, il petrolio che naufraga verso i minimi degli ultimi 30 anni e migliaia di cittadini che scendono in piazza anche armati in vari Stati per protestare contro il lockdown. L’emergenza coronavirus diventa sempre piu’ esplosiva negli Usa, con scenari ormai da Grande Depressione, spingendo Donald Trump ad accelerare sulla riapertura del Paese, nonostante sia stabilmente al primo posto al mondo per morti (oltre 31 mila) e contagiati (piu’ di 640 mila).

“I dati suggeriscono che abbiamo raggiunto il picco di nuovi casi, ora vogliamo ripartire”, ha spiegato il presidente, annunciando nuove linee guida per il distanziamento sociale. “Riapriremo alcuni Stati prima di altri e penso che alcuni Stati possano davvero ripartire prima del primo maggio”, ha assicurato il tycoon, che oggi ha parlato in video conferenza con i governatori. Ma molti di loro frenano temendo l’effetto boomerang di una seconda ondata di contagi e alcuni hanno gia’ prorogato a meta’ maggio l’ordine di stare a casa, con le restrizioni sulle attivita’ non essenziali. Come quello di New York Andrew Cuomo, nonostante il calo dei morti, dei contagi e dei ricoveri. Il timore piu’ condiviso, anche da parte del mondo economico, e’ che non ci sia una sufficiente capacita’ di fare test di massa per monitorare i contagi. Lo ha detto chiaramente il patron di Amazon Jeff Bezos, che punta a controllare tutti i suoi dipendenti, anche quelli senza sintomi: “Test regolari su scala globale, in tutte le industrie, aiuterebbero a tenere al sicuro la popolazione e l’economia a correre. Per far si’ che questo funzioni, noi come societa’ abbiamo necessita’ di test, molti di piu’ di quanto sono disponibili ora”.

Gli Usa sono in grande ritardo anche per i testi sugli anticorpi: la Food and Drug Administration (Fda) finora ne ha autorizzato solo uno. Ma Trump, raccontano, e’ terrorizzato dal crollo dell’economia americana, che rischia di compromettere la sua rielezione mentre il Partito democratico si e’ gia’ ricompattato interamente su Joe Biden. L’ultima doccia fredda sono gli oltre 5,2 milioni di americani che nell’ultima settimana hanno chiesto il sussidio di disoccupazione: nell’ultimo mese in totale sono 22 milioni, pari al numero di posti creati in nove anni e mezzo di ripresa iniziata alla fine dell’ultima recessione nel 2009 e durata fino all’arrivo della pandemia. Una falcidiata che non ha risparmiato quasi nessun settore, dal turistico-alberghiero ai negozi al dettaglio, dalle industrie manifatturiere alle roccaforti dei colletti blu, come gli studi legali. Alcuni esperti prevedono una disoccupazione al 17% in aprile, superiore a quella della Great Depression degli anni ’30.

L’alta disoccupazione e’ destinata ad aumentare il tasso di poverta’ e ad accrescere le disparita’ razziali, colpendo i neri almeno il doppio rispetto ai bianchi. Le tensioni sociali si cominciano a far sentire, con mobilitazioni di massa contro i governatori e le loro restrizioni: la piu’ preoccupante e’ stata in Michigan, dove migliaia di persone, in auto ma anche a piedi e armati, hanno manifestato davanti al parlamento locale. Ma proteste analoghe sono spuntate in North Carolina e in Kentucky: “liberta’”, “riaprite”, “fateci tornare a lavorare”, sono gli slogan dominanti. Segnali di insofferenza dalla pancia del Paese che il tycoon tende a non ignorare.

Erika Ciancio

Erika Ciancio, giornalista iscritta all’Ordine del Lazio. Inizia la sua carriera presso giornali nazionali di cronaca e politica, specializzandosi nei rapporti di pubbliche relazioni con la stampa per personaggi pubblici, anche del mondo dello spettacolo, professionisti e politici nazionali. Esperta in strategie di comunicazione social, punto di riferimento per molti personaggi nei “piazzamenti” televisivi nazionali, radio, e giornali.