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“Il Calcio non è per tutti” Intervista a Simone Bernardo, procuratore sportivo

Nel calcio italiano è scoppiata una vera e propria guerra tra procuratori. Assoagenti ha inviato una segnalazione alla Figc per il caso Alessandro Lucci che cosa sta succedendo? 

Sta succedendo quello che è sempre accaduto negli anni e che continua ad accadere, solo che oggi con i social viene fuori molto più facilmente.

Delle giovanili nessuno ne parla, ci sono giocatori – com’è successo un po’ in questo caso – che fanno cambiare agente e tutto tace. Ci sono procuratori che hanno letteralmente “cresciuto” calciatori, è il caso di quello di Kulusesky: l’ha preso quando giocava ancora in Svezia e l’ha portato in Italia, quando poi si è trattato di remunerarsi del lavoro svolto… è stato cambiato, perché qualche “squalo” – in qualche modo più o meno lecito – ha agito in modo un po’ oscuro.

Sta succedendo che adesso gli agenti giovani, come potevano essere questi a cui hanno sottratto giocatori, mentre prima stavano zitti perché avevano paura di qualsiasi cosa adesso iniziano a fare casino e a lamentarsi. La procura federale dovrebbe effettuare maggiore controllo perché si tratta di un giro economico importante: sottrarre  Kulusesky o Scamacca o altri giocatori vuol dire 400/500mila euro a colpo e significa detrarre denaro a chi lo meritava per darlo a chi non lo merita.

 

Si è parlato di “metodo Bonucci”, secondo Lei questa è un’attività di disturbo al fine di convincere alcuni colleghi al cambio di agente o un legittimo passaparola che tra i calciatori è sempre esistito? 

La risposta è molto “borderline” perché è ovvio che un calciatore sotto consiglio di un altro, possa cambiare agente – ora io non so, nel caso specifico di Bonucci, se lui abbia dato un consiglio o sia stata una vera e propria avvisaglia – resta però di fatto che, se il capitano 38enne di una squadra come la Juve e della Nazionale va da un ragazzo che ne ha 20 a dirgli “Se io fossi in te starei con il mio procuratore…”

Sa, c’è sempre una linea sottile tra un consiglio e un’intimidazione e questa cosa capita abbastanza spesso soprattutto nelle categorie minori dove una persona più adulta – mettiamola così – ti dà un consiglio, poi sta al ragazzo capire se quello era un consiglio spassionato o un sottile “avvertimento”.

Non sarebbe la prima volta che il giocatore non accettando il “suggerimento” magari fa tre domeniche di fila in panchina o la carriera gli si gira un po’ al contrario.

I giovani agenti, come posso essere io o come quelli che seguivano Castrovilli e altri, devono essere assolutamente tutelati dalla procura federale.

Non ci si improvvisa a fare l’agente, perché è una vera e propria professione e come tale necessita di un iter specifico: fare il corso, pagare regolarmente l’iscrizione al Coni, alla Figc, assicurazioni e quant’altro, e dunque trovo folle che ci sia di tutto in giro.

La grande colpa io la do talvolta ai genitori e in parte ai ragazzi. Siamo nell’era di internet, basterebbe “googlare” il nominativo di chi si propone come agente per vedere semplicemente se è iscritto all’albo: credo che questo sia il primo passaggio da fare. In Italia solitamente, un ragazzo del 2003, ha cambiato in media già 5 agenti, il che è abbastanza curioso dato che deve ancora avere il primo contratto da professionista. Quindi, finché le famiglie italiane e i giocatori, hanno un livello basso oppure pensano che con degli escamotage si possa essere più forte di altri, continueremo a discutere di questo. Ronaldo ha vinto 5 palloni d’oro perché tutti gli anni faceva 50 gol, non perché il procuratore faceva le “marchette”. E’ il rettangolo verde che parla…

 

Secondo un’inchiesta pubblicata da Affari&Finanza, il settimanale di Repubblica, in sei anni, i grandi agenti dei calciatori della serie A italiana hanno incassato dai club una cifra pari a circa 913 milioni di euro, crede che al netto dei danni della pandemia, si possa arrivare ad un concetto di calcio sostenibile, intendo un’attenta gestione dei conti con ottimi risultati sportivi? 

I procuratori vengono pagati da attività private perché le aziende e le società di calcio sono private e se un agente fa un gran lavoro – come lo fanno di fatto alcuni professionisti – è assolutamente corretto che vadano remunerati e anche molto. Credo che gli sprechi non avvengano in queste cose, ma avvengano nella mala gestione, nel settore giovanile o negli acquisti fatti più per sentito dire che non per il vero valore del giocatore. Un esempio banale: l’80/90% di alcuni convitti del settore giovanile sono abitati da giocatori che poi non giocano come titolari in quel settore; queste persone vanno pagate, vanno pagati i procuratori, hanno stipulato contratti e spesso vengono mantenute le famiglie, ma secondo alcuni non è uno spreco.

Poi però se uno paga 10milioni di euro a Raiola, perché porta “l’elite” magari come investimento, perché in grado di sfruttare i benefici dello sgravio fiscale  perché il giocatore proviene da federazione estera, sembra che abbia lavorato di fatto solo per i soldi;  invece inflazionarsi di alcuni giocatori, specialmente stranieri, che non potranno mai giocare a calcio in vita loro e strapagarli… quello non viene considerato spreco.

Secondo me lo spreco è da vedere un po’ in tutto, ci sono alcuni club di LegaPro che hanno pagato commissioni esorbitantii facendo magari un quarto di punti di altri club che ne hanno pagate per 100mila euro.

La mala gestione non è sempre solo quando si pagano gli agenti, ma questo fa più rumore che in altri settori, credo per invidia della professione.

 

Al di là di quello che sono i caratteri generalmente economici, a cui si fa riferimento, quando si parla di procuratori sportivi Lei pensa che questa professione possa incidere anche con altri valori per quanto riguarda la crescita etica del singolo sportivo?

Deve incidere assolutamente dal punto di vista etico, ma ci sono – ripeto – procuratori e procuratori. Io ho lavorato a fianco dell Dott. Bonetto – poi venuto a mancare nel 2017- che mai si sarebbe sognato di raccontare una storia a dei genitori o a dei ragazzi. Potrei fare molti esempi: quando tu dici ai genitori di un ragazzo 16enne, che ha fatto solo un gol, che non è necessario che il padre si licenzi per seguirlo nella sua attività sportiva… vieni sostituito come agente. Semplicemente ci sono alcuni agenti che la pensano come me – sicuramente sono tanti – e poi ci sono i “banditi” che pur di accaparrarsi i ragazzi raccontano favole alle loro famiglie. Le statistiche parlano chiaro, come cantava Morandi “Uno mille su ce la fa” ma gli altri 999 da qualche parte dovranno pur andare se non faranno i calciatori. Giocare in LegaPro a 1200euro al mese a 25 anni con un contratto di un anno, subordinato al fatto che la società non fallisca, non vuol dire lavorare: vuol dire riempire il tempo. Se io avessi un figlio, preferirei che guadagnasse dei soldi veri giocando in serie A o in B, altrimenti dovrebbe cercarsi un altro lavoro. Il calcio non è per tutti.

 

Presto ci sarà il cambio epocale, dal 2022 sarà introdotto il professionismo anche per le giocatrici di Serie A femminile. I più grandi procuratori del mondo del calcio starebbero già pensando a come entrare in scena, Lei ha già avviato un progetto in tal senso?

Io ho già avviato il progetto da qualche anno lavorando nel calcio femminile, e tutti gli anni sento dire che il cambio epocale è imminente. Ma la grossa verità è che del calcio femminile non frega nulla a nessuno perché le ragazze non sono equiparate al settore maschile. Basti pensare che le giocatrici più pagate della serie A italiana guadagnano quello che guadagna un giocatore medio di LegaPro, oltretutto senza avere i contributi, perché si tratta di mero rimborso spese. Un esempio: una calciatrice della Juve che vince il 4° titolo di fila non ha il diritto ad avere una carta di credito, accendere un mutuo o affittarsi una macchina perché non  è una lavoratrice subordinata. Sento questa storia del professionismo da anni, ma bisognerebbe prima capire come viene equiparato, altrimenti torniamo al discorso di prima, con quali stipendi? Perché se diventare professionista, significa guadagnare 1.000euro … è difficile arrivare a fine mese!

Dei procuratori che gravitano nel femminile invece, per decenza, neanche li menziono.

 

 

 

Teresa Gargiulo

Teresa Gargiulo, giornalista iscritta all’Ordine del Lazio. Salernitana di origini, romana di adozione. La sua formazione nasce all'interno di testate giornalistiche nazionali e si perfeziona con studi specifici in scienze politiche e in comunicazione. Appassionata di viaggi, lifestyle e pubbliche relazioni.