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Biagio Vitiello: Sorridete alla vita e non vi sentirete soli

Nella storia di Biagio Vitiello, che ho scovato tra quei messaggi social che ti riprometti di aprire ma poi – chissà perché – non lo fai mai,  c’è un prima e un dopo. Il prima ce lo mostra promessa del calcio, il dopo campione di empatia che ha saputo trarre il meglio dal periodo senz’altro più duro della sua vita.

Biagio Vitiello

Biagio dopo il diploma da odontotecnico,  avrebbe voluto fare il calciatore, ma quella domenica il destino si è messo di traverso: un rigore sbagliato, la rabbia. Poi l’incidente sulla strada che lo avrebbe portato a casa dei suoi due migliori amici.

Nel mezzo ci sono quattro settimane di coma e sessioni infinite di fisioterapia al Montecatone di Bologna: dopo lo sconforto iniziale, oggi Biagio convive più o meno pacificamente con la sua paraplegia incompleta,una bella vittoria in faccia a chi lo dava per spacciato o costretto vita natural-durante su una sedia a rotelle:  la sua “arma segreta” sono due placche di titanio  nella schiena, messe lì ad attutire gli effetti della compressione del midollo,  e l’amore, tenero e commovente insieme,  per Vanna:

“L’ho conosciuta a Milano Marittima”, mi racconta con l’emozione di chi sente di aver intercettato una fortuna grandissima e forse immeritata  sul proprio cammino, “E questa cosa è divertente, se pensi che siamo entrambi di Torre del Greco ma non ci siamo mai incontrati prima”.

Biagio Vitiello

Il ricordo del primo incontro sembra strappato alla scena di una commedia romantica: “C’è stato un incrocio di sguardi. Poi lei si è avvicinata e abbiamo cominciato a parlare”. E’ stato grazie a Vanna se Biagio, forse per la prima volta, ha cominciato a non dare più peso alla sua camminata claudicante. Quando sei innamorato, si sa, ti sembra di volare: “Le ho offerto da bere. E vedendo il mio imbarazzo nel dovermi recare al bancone mi ha tranquillizzato. Mi ha detto: Non mi importa di come cammini, mi interessa quello che mi trasmetti”.

Oggi la relazione tra Vanna e Biagio procede a gonfie vele. E l’impressione è che lui non ci avrebbe scommesso, “Mi vergognavo della mia paraplegia. La cosa che più mi spaventava era che nessuna ragazza mi avrebbe più guardato come prima”; i due fanno grandi progetti di vita in comune.

Da sette anni a questa parte, Biagio Vitiello gioca la sua partita più importante: quella di chi ogni giorno trasforma in azioni concrete la parola nonostante. In tribuna d’onore a fare sempre ed instancabilmente il tifo per lui, i genitori Ubaldo e Cristina: “Oltre che a me stesso, alla mia forza di volontà, devo dire grazie solamente a loro che mi hanno sostenuto notte e giorno”.

Come accade spesso nel viaggio della vita, qualcuno si perde per strada. I due migliori amici che volevi raggiungere la sera dell’incidente, li senti ancora? chiedo a Biagio con il timore di chi conosce già la risposta ma non vuole sentirla perché fa troppo male.

Biagio Vitiello

“No”, mi conferma lui mentre io maledico il mio istinto. “All’inizio, subito dopo l’incidente mi sono stati molto vicino, facevano di tutto per non farmi sentire diverso dagli altri. Poi, una serie di incomprensioni ci hanno allontanato. Ma io continuerò a volere loro un gran bene (….) Abbiamo addirittura un tatuaggio uguale, e quello rimane”.

Oggi che persona è Biagio? “Non ho rimpianti. Certo, avrei voluto fare l’Università ma con tutto quello che mi è piombato addosso non ho avuto la testa. Magari un domani…”  Magari. Perché alla fine il segreto è tutto qui, e lo diceva pure una canzone di Alessandra Amoroso: la volontà. “Il resto sono tutte scuse”, puntualizza in controcanto Vitiello.

Oggi Biagio, attivissimo su Instagram dove conduce una serie di dirette “motivazionali”, ha una missione: “Attraverso la mia storia, voglio dare voce a quella di tante altre persone. Aiutarle a non sentirsi sbagliate, sole. Far loro capire che i difetti possono diventare il nostro tratto distintivo, la nostra firma”.

RICCARDO MANFREDELLI