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Covid, Stefani “Con vaccini a mRna le varianti fanno meno paura”

PALERMO (ITALPRESS) – “C’è un calo nel numero di persone che vanno a fare il tampone spontaneamente dovuto anche a questo generale calo che sta accompagnando il periodo: un po’ l’avvento della bella stagione, un po’ le temperature più elevate e l’andamento più sereno hanno determinato questo calo. Però devo ammettere che la gran parte dei cittadini continua ad usare la mascherina con attenzione, utilizzando i criteri che abbiamo sempre suggerito credo che le cose stiano andando meglio. Abbiamo bisogno di fiducia in questo momento di soluzione”. A dirlo all’Italpress è Stefania Stefani, ordinario di Microbiologia e responsabile del laboratorio di Microbiologia medica molecolare e di studio delle resistenze agli antimicrobici del Policlinico universitario di Catania e presidente della Società italiana di Microbiologia.
Nell’isola, nonostante il numero dei tamponi sia diminuito, il tracciamento dei contatti stretti di eventuali positivi continua a svolgere il suo fondamentale ruolo: “La definizione di caso è rimasta attiva in tutta la nostra regione: quindi il caso, cioè il sintomatico anche pauci-sintomatico, viene tracciato. Su questo non ci sono dubbi – ha spiegato Stefani -. È calata l’attenzione sul controllo tanto per farlo, ma certamente sui positivi non è calata. Ovviamente cala il numero delle persone e quindi quello dei tamponi, ma sui positivi che vengono identificati dai laboratori abbiamo molta attenzione anche su tutti i soggetti che possono esser entrati a contatto con loro. L’attenzione è alta”. Tra le incognite, da ormai diversi mesi a questa parte, resta la questione legata alla varianti, sulle quali la microbiologa non ha dubbi.
“Allo stato attuale la gran parte dei campioni che ci giungono sono campioni di variante inglese, che è molto diffusa, e dai dati che ho in mano probabilmente lo era anche prima che ci fosse tutta l’attenzione mediatica che vi è adesso. Ho avuto modo di vedere dei campioni di un periodo precedente ed erano già varianti inglesi. Questo virus – ha sottolineato – è ipermutabile e le mutazioni che ha nel genoma sono tantissime. Certamente è nella sua natura quella di mutare, perché si sta adattando in modo sempre più ampio all’ospite umano e nello stesso tempo lo sta facendo in un momento in cui c’è pressione selettiva su di lui con l’uso dei vaccini e con le terapie in generale. Io mi posso aspettare, invece, che il virus cominci ad avere una certa fitness con noi più equilibrata”.
Sui vaccini attualmente a disposizione per contrastare la diffusione del virus ed evitare che la popolazione sviluppi la malattia in maniera grave, ha poi aggiunto: “Noi abbiamo in modo quasi miracolistico ottenuto piattaforme vaccinali di grandissimo interesse e ne abbiamo già parecchie al nostro attivo. Quello che mi preme ricordare è che soprattutto laddove utilizziamo vaccini con l’RNA messaggero le aziende produttrici avranno anche la possibilità, eventualmente sorgessero varianti molto diverse da quelle di adesso, di migliorare il vaccino mettendo dentro il nuovo pezzetto mRNA nel vaccino – ha evidenziato Stefani all’Italpress -. È una piattaforma tecnologicamente molto avanzata e ci dà anche fiducia per il futuro, perché se dovesse accadere una cosa del genere saremmo già pronti ad affrontarla, o quantomeno riusciremmo a contrastarla in tempi più brevi”.
Tema dibattuto, ormai in maniera costante nell’ultimo anno e mezzo quello relativo all’attendibilità dei tamponi: “I test antigenici che l’industria ci ha fornito sono veramente tantissimi e hanno pro e contro – ha ammesso Stefani -. Possono essere utilizzati in alcuni contesti, io ritengo che la scelta del test antigenico debba essere fatta da personale esperto, in base alla popolazione. Ben venga il controllo sulla popolazione però con aspettative correlate ai limiti del test che può far venir fuori anche dei falsi negativi, dato che dipende dalla popolazione in saggio. Quindi deve esserci un esperto dietro che disegna il processo”. Infine sull’opportunità o meno di effettuare un test sierologico dopo essersi sottoposti al vaccino, Stefani ha concluso: “Dal punto di vista sierologico per me è corretto che coloro che si stanno vaccinando, dopo 10-15, controllino il loro tasso di anticorpi. Chiaramente non con un test rapido ma con un test di dosaggio, un sierologico che ci dica un titolo: quante IGG quell’organismo ha sviluppato. La reputo una cosa utile anche per la popolazione che così è cosciente di avere sviluppato gli anticorpi”.
(ITALPRESS).